Ernia del disco: dalla diagnosi all’approccio terapeutico

Almeno una volta nella vita, tutti abbiamo accusato un po’ di mal di schiena; le cause possono essere le più disparate, ma quando la sofferenza diventa troppo frequente limitando in modo serio anche le semplici attività quotidiane, è il caso di indagare perchè può darsi che si soffra di ernia del disco.

L’ernia del disco viene definita come una patologia degenerativa di un disco posto tra due vertebre. All’interno del disco c’è uno strato morbido detto nucleo. Se si verifica una rottura della cartilagine della corona circolare, una piccola parte del nucleo fuoriesce provocando l’irritazione di uno dei nervi spinali, in molti casi il nervo sciatico. Dal punto di vista clinico si manifesta con mal di schiena, radicolopatia, formicolio, intorpidimento o senso di debolezza tra la schiena, la gamba o il braccio. Una sintomatologia che comporta funzionalità limitate e nei casi più gravi porta all’impotenza nei movimenti.

In genere non si individua con precisione la causa dell’ernia del disco, ma senza timore di essere smentiti si può dire che esistono dei fattori di rischio. Tra i più importanti ci sono l’età (tra i 35 e i 45 anni la degenerazione ovvero l’invecchiamento dei dischi si accentua), il fumo perché abbassa il livello di ossigeno nel sangue, il peso che sottopone a uno stress costante il fisico specie nella zona lombare, una maggiore altezza, i mestieri dove è richiesto uno sforzo costante (traslocatori, sollevatori) o la sedentarietà, che invece rende meno elastico il corpo. Il seguire dei corsi in palestra risulta molto utile.

In genere la manifestazione dolorosa dell’ernia del disco ha una remissione spontanea. Ma se dopo 4 settimane il dolore non è scomparso, anzi aumenta in caso di tosse o starnuti, è opportuno rivolgersi al medico di fiducia che farà l’esatta diagnosi, eseguendo un esame fisico con test di flessione delle gambe e screening neurologico completo. Spesso non è sufficiente la visita medica a stabilire la presenza o meno dell’ernia del disco ma è necessario sottoporre il paziente ad accertamenti di diagnostica per immagini.

Risultano molto utili la RM (risonanza magnetica) che mostra con accuratezza la posizione del disco erniato e i nervi coinvolti, la TC (tomografia computerizzata) che rende le stesse immagini della RM, ma espone il paziente ai raggi X e il test del Mielogramma cioè raggi X che tramite mezzo di contrasto rivelano la pressione sul midollo spinale. L’RX della colonna vertebrale invece non è indicata per verificare la presenza dell’ernia del disco, a meno che non si sospetti una frattura, un tumore o una spondilite anchilosante.

Una volta che è stata accertata la presenza dell’ernia discale, il trattamento d’elezione è quello conservativo. Riposo totale per 48 ore, farmaci antidolorifici e/o miorilassanti, nessun sforzo, impacchi caldi o freddi e una serie di esercizi per la schiena in modo da evitare la rigidità e implementare la flessibilità e la forza generale.

Molto importante nel piano terapeutico è la fisioterapia (trazioni, ultrasuoni, manipolazioni, ecc.) per una riabilitazione ottimale.
Come accennato, se dopo 4-6 settimane si è ancora sofferenti e gli analgesici non fanno effetto, il medico specialista opterà per l’intervento chirurgico, sempre in accordo con il paziente.

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